25/11/15 – Comunicato Stampa di Amici Carife

Ferrara, 25 novembre 2015

COMUNICATO STAMPA

Abbiamo svolto ieri il consiglio direttivo per analizzare la gravissima situazione creatasi.

La nostra associazione è nata nel 2002 come associazione di piccoli azionisti e dal 2009 conviviamo con le difficoltà di Carife. Ora purtroppo, proviamo imbarazzo a portare il nome di Amici Carife, in quanto questa lunga amicizia non è stata ricambiata. I nostri associati, azionisti e obbligazionisti, ora hanno appreso dell’azzeramento dei loro titoli.

Registriamo lo choc di tanti fedeli clienti di Carife; choc tanto più forte in quanto provato da coloro che hanno sempre dimostrato un alto tasso di affettività per quella che abbiamo sempre considerato la “nostra banca”, malgrado 6 anni di calvario dal 2009 (inizio del crollo della azioni) ad oggi.

Dopo 2 anni di commissariamento, il 30 luglio 2015 Carife aveva un processo di sal vataggio già predisposto e definito nei dettagli dai commissari di Bankintalia e approvato dall’assemblea dei soci. L’azione era quotata a 0,27 ma ci era stata lasciata la speranza di una ripresa legata all’emissione gratuita dei warrant per i soci. Insomma, pur con il mal di pancia, si era arrivati ad una soluzione. Poi Il 22 novembre lo scenario è totalmente cambiato e ci ritroviamo a dover sopportare un “Bail in” (salvataggio a carico dei soci e obbligazionisti) inaspettato e in anticipo rispetto alla nuova normativa bancaria che andrà in vigore dal 2016.

Carife aveva già un progetto di salvataggio, non dovevamo assolutamente finire del calderone delle altre 3 banche commissariate.

Siamo soddisfatti del salvataggio dei dipendenti della banca, ma questo salvataggio è avvenuto chiedendo alla comunità un prezzo troppo alto: 29.000 famiglie e attività sono state colpite. La logica del “male minore” non può giustificare una simile operazione.
Gli azionisti e obbligazionisti colpiti, nella stragrande maggioranza non sono avvoltoi e speculatori avvezzi al rischio, ma sono aziende e piccole e medie imprese che avevano comprato azioni e obbligazioni in passato al posto dei BOT, considerando Carife una delle casseforti più affidabili sul mercato.

Sappiamo che le origini di tutte i mali della banca sono da ricercare prima del 2009, ma dobbiamo ricordare che Banca d’Italia ha vigilato Carife dal 2009, poi ha richiesto e autorizzato l’aumento di capitale di 150 milioni del 2011, quindi ha commissariato la banca nel 2013 e ci ha presentato un piano di salvataggio a luglio 2015. Insomma, possibile che dopo 6 anni di presenza di Bankitalia in Carife, la storia finisca ora con la sparizione dei risparmi di tante famiglie?

A questo va posto subito rimedio. Banca d’Italia ha dato continuità ai suoi uomini, che da commissari sono diventati amministratori. A loro, e a chi verrà dopo, chiediamo subito di trovare subito una soluzione.